lunedì 27 dicembre 2010

Biscotti.


Era da un po' che pensavo di pubblicare una mia ricettina e questa mi sembra particolarmente adatta al periodo.
Spero vi piaccia.

BISCOTTI CANNELLA E NOCI

Ingredienti:
-400g di farina
-200g di burro
-200g di zucchero di canna
-2 uova
-cannella

Preparazione:
Tritare grossolanamente le noci.
In una ciotola ampia impastare la farina con lo zucchero e con il burro (ancora freddo) tagliato a pezzettini, fino ad ottenere un composto dalla consistenza sabbiosa.
Aggiungere le uova, due terzi delle noci a pezzetti e la cannella (quantità a piacere, a seconda del gusto personale. Io ne metto un paio di spolverate).
Quando l'impasto risulta compatto ed elastico avvolegerlo nella pellicola e lasciarlo riposare in frigo per almeno mezz'ora.
Stendere l'impasto su un tagliere e assottigliarlo con il mattarello fino allo spessore di circa mezzo centimetro.
Ritagliare l'impasto con uno stampino da biscotti.
Disporre i biscotti in una teglia o direttamente sulla placca ricoperte di carta da forno.
Decorare i biscotti con i pezzetti di noci rimaste e con una spolveratina di zucchero.
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Infornare per 25-30 minuti.

Buon appetito!

mercoledì 22 dicembre 2010

VorreiMaNonPosso.



AVVERTENZA: Con probabilità piuttosto alta, un eventuale lettore maschio troverà queste righe completamente ininteressanti. Uomo avvisato...

La moda di quest'anno mi piace molto.
Trovo i miniabiti in lana deliziosi, i leggins comodissimi, gli stivali adorabili.
Il mio problema non è di gusto e nemmeno di taglie.
Io ho FREDDO.
Quando la sera decido cosa indossare il giorno dopo (e non è vanità.. è per risparmiare tempo al mattino trovando tutto già pronto sulla sedia dello studio!) accarezzo sempre l'idea di sfoggiare la gonnellina di lana con i pon-pon, o il maglioncino a maniche corte e spesso li estraggo dall'armadio più che decisa a designarli come prescelti.
Ma poi penso:
Aspettare l'autobus/camminare fino al negozio/riscaldamento farlocco/maltempo/rischio malanno/mal sopportazione del gelo...
E le gambe scoperte... e il braccino lasciato a se stesso... e il pancino in balia della tormenta...
E quindi punto a un paio di pantaloni di velluto, a un body felpato e a un maglione da sci.
Tanto per capirci, io ho freddo in casa mia, con il riscaldamento sparato a bomba a emulare l' effetto giungla del Madagascar.
Ma quando le universitarie coraggiose sfilano in via De' Castagnoli carine e perfette con giacchettine corte corte di panno, minigonna e stivalettino di camoscio io un po' le invidio.
Vorrei detenere il loro segreto di stoica resistenza al freddo.

POSTILLA: So benissimo che l'argomento trattato è pura futilità.... ma ogni tanto ci vuole anche quella.

lunedì 20 dicembre 2010

Fiammiferaia.


Siccome nel negozio dove lavoro si gela e penso che la polmonite verrà a prendermi presto, mi è venuta in mente la favola della Piccola Fiammiferaia.
Il problema (occhio che arriva un outing DAVVERO imbarazzante) è che questa favola mi fa piangere.
Sempre. E non solo a sentirla raccontata o a leggerla.
Mi fa piangere il solo pensarci.
E non sono mai riuscita a raccontarla a chicchessia per intero: perchè non mi viene la lacrimuccia, no no, comincio a singhiozzare come una bambina e piango a dirotto per svariati minuti (l'avevo detto che era imbarazzante).
La cosa inquietante è che l'effetto strazio non si stempera con il passare degli anni. Piangevo a cinque anni così come piango ora (nel senso che, ovviamente, in questo preciso istante sto versando lacrime sul pc) e non so darmene una spiegazione.
Perchè ok, la favola è MOLTO triste, ma non più di tante altre di fronte alle quali non batto ciglio.
E non esiste un'altra cosa al mondo che mi faccia piangere così tanto e in modo così automatico.

Beh, ormai che il danno è fatto penso che cercherò di intristire anche i miei 6-7 lettori quotidiani.
Preparate i fazzoletti amici...


LA PICCOLA FIAMMIFERAIA.

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!

giovedì 16 dicembre 2010

Seccatori.

Normalmente, quando sono a casa e suonano alla porta io nemmeno mi alzo.
Perchè è davvero rarissimo che passi qualcuno 'a sorpresa'. Qualcuno di gradito intendo (che nel caso dovrà solo comporre il mio numero di cellulare e dire 'ehi, son qua sotto!')
In questi giorni sono a casa in malattia e lo spettro del controllo INPS mi costringe ad aprire la porta e a rispondere al telefono (al fisso non rispondo MAI... Non avendolo dato a nessuno se suona può essere solo una rottura di scatole)
E' semplicemente INCREDIBILE il numero di importuni seccatori che nell'arco di una giornata suonano alla porta/telefonano.
Da questa mattina alle 10:00 abbiamo vinto:
-Porta a porta Eni
-Porta a porta Telecom
-Porta a porta Enel
-Porta a porta Infostrada

Mentre sul fronte telefonate annovero:
-La Vodafone
-Fatsweb
-Sky

Ora, io fortunatamente durante la giornata lavoro, ma mi chiedo come facciano una casalinga o un pensionato a non imbracciare il fucile verso le tre e un quarto.
Non è per cattiveria, io capisco che questi porta a porta (o questi operatori di call center) stiano semplicemente facendo il loro lavoro (lavoro che io non farei mai, per altro), ma non è nemmeno possibile martoriare la quiete di un essere umano con una simile frequenza.
Si aggiunga che quella dell'Enel si è anche offesa perchè non l'ho fatta entrare. E considerando che le ho semplicemente detto 'no grazie', sentirla dire 'ma vaffanculo anche a te' mentre scendeva le scale è stato comunque piuttosto irritante.
C'è evidentemente qualcosa di sbagliato in questo sistema, non ultimo il fatto che molti si spaccino per quello che non sono (ricordo ancora la mia lite con la promoter Wind che si fingeva TIM) o che tentino di far passare la sottoscrizione di un nuovo contratto da parte tua come un 'stiamo controllando se state già usufruendo delle agevolazioni sulla fornitura energetica previste dalla vigente normativa'.
Ciccio, sappi una cosa. 
Io non sono stupida. 
E questo tuo atteggiamento mi fa immediatamente innervosire.
Dimmi che vuoi propormi un contratto con la tua ditta. Spiegami perchè è più vantaggioso di quello che ho già. C'è anche caso che io ti ascolti. Ma se parti prendendomi in giro.. Addio.
Eppure mi chiedo quanti ci caschino nel tranello delle 'agevolazioni' e si ritrovino di colpo la linea Telecom staccata in attesa di un allacciamento Infostrada.
E se non fossimo in un Paese da barzelletta scadente, mi verrebbe da dire che queste 'semi truffe' andrebbero disincentivate per legge. Anzi, andrebbero punite.
E invece questi ragazzi, che alla fine sono i meno colpevoli, sono addestrati a dirti proprio quelle cose. Parola per parola. Fanno corsi di formazione incentrati sull'approccio al cliente. Probabilmente un qualche esperto di marketing ha studiato quella formula ottimizzando al massimo il suo potenziale truffaldino senza ricadere nella truffa vera e propria.
E se continuano ad usarla (tutti, senza distinzione di mandante, la usano TUTTI) evidentemente funziona.
E ciò mi disgusta profondamente.

martedì 7 dicembre 2010

Start.


Si ripete sempre uguale, ineluttabile come una sentenza.
La scossa proviene dal comodino e strappa da un caldo mondo di sogni e tepore.
Ed è allora che comincia il balletto. 
Venti minuti precisi.
Bagno.
Cercare i vestiti e indossarli.
Preparare la colazione.
Coccolare e nutrire rapidamente i mici.
Ancora bagno: sciacquare il viso e stendere la crema, pettinarsi, lavare i denti, truccarsi. Rigorosamente in quest'ordine.
Un bacio a chi ancora sta dormendo infilando rapidamente la giacca e di corsa giù per le scale.
Fuori fa freddo ed è immancabilmente grigio. Tutto sembra ancora desideroso di sonno e perciò accigliato e scontroso.
Una sigaretta, buona compagna per ingannare l'attesa del bus.
Poi eccolo e su, dentro, puntando al sedile più vicino al bocchettone dell'aria calda.
Lasciarsi portare a destinazione con lo sguardo nel nulla o, più di rado, sulle pagine di un quotidiano.
Cinquecento metri dalla fermata alla libreria, sovente intervallati da una sosta dal tabaccaio.
La chiave nel lucchetto, la chiave nella serranda, la chiave nella porta.
Luci.
E poi si comincia.

venerdì 3 dicembre 2010

Incomprensibile.

Apro Facebook e per la quinta volta trovo una richiesta di amicizia. Rifiutata le quattro volte precedenti.
Questa volta correlata dal messaggio 'Non capisco perchè non mi aggiungi'.
Non capsice. Va beh.
Premettiamo una cosa: l'ultima volta che ci siamo parlate eravamo in terza media. SEDICI ANNI FA.
Se da allora nessuna delle due ha mai sentito l'esigenza di rintracciare l'altra un motivo ci sarà.
Ma poichè 'Non capisco' sarò più esplicita.
Mi stavi antipatica già alle medie. Ma parecchio eh? E non mi sembrava di aver mai fatto nulla per nasconderlo.
Ebbene sì, dovrai rassegnarti a questo dolore. Non mi avrai mai tra gli amici di Facebook. 
MAI.
Nemmeno replicando la richiesta un milione di volte. 
Terribile, lo so.
Credo comunque che potrai sopravvivere a questo terribile affronto.

Ottenere l'amicizia su Facebook non è un diritto. E' una reciproca scelta. se tu scegli di essere mio amico poi devo sceglierlo anche io.
Io che non aggiungo sconosciuti.
Io che ritengo assurdo il collezionare 'amici'.
Io che me ne frego se abbiamo lo stesso cognome.
Io che non ho alcun interesse a sapere cosa sta facendo ora un mio compagnuccio dell'asilo.
Ma soprattutto, Io che non aggiungo persone che non mi sono simpatiche.

E' più chiaro adesso?

martedì 30 novembre 2010

GoodMorning.


Comincia così, con il 27 che salta una corsa. Quindi comincia male.
L'autobus che arriva è un misero 'mono', presago e foriero di pessimo inizio.
Nel giro di due fermate è già stipato, costringendo i passeggeri ad una convivenza forzatissima da risolvere in pochi centimetri quadrati.
Ma fino alle Aldini bene o male si va.
Poi i presagi si tramutano in certezze. La folla di ragazzini assiepati alla fermata significa una cosa soltanto: manifestazione.
Salgono a dozzine. Urlano, spintonano, sgomitano. Il tutto negli stessi pochissimi centimetri quadrati. L'autobus arranca lento, schiacciato e impedito dal peso di quell'incivile carnaio e si incaglia nel pantano di traffico fermo generato dal nascente corteo.
E più male che bene si continua ad andare.
Ed ecco il Sacro Cuore. Qui sale qualcuno che non gradisce la simpatia dei giovani aldiniani. In pochi secondi volano male parole, poi spinte. Dalle spinte si passa ai pugni e, inevitalmente, la rissa è servita.
Gli altri passeggeri sono impotenti. Qualcuno prova a calmare gli animi, ma è un compito destinato a fallire sul nascere.
Uno dei ragazzi cade, i suoi compagni cercano di farlo alzare, la parte avversa cerca di infierire.
L'onda di spostamento, alimentata anche dagli scossoni dell'autobus che si arrampica a fatica sul ponte di Galliera, mina il già precario equilibrio dei viaggiatori.
La gente cade, si spinge, prova ad aggrapparsi. Fioccano gomitate involontarie, lamenti stupiti, ginocchiate scevre di mandante. E l'autista finalmente si scoccia. Alla fermata dell'autostazione blocca il mezzo. Una pattuglia della municipale capisce al volo. Fa scendere tutti e lesta si dirige sugli improvvisati pugili.
A questo punto non resta che proseguire a piedi.

Quarantacinque minuti di calvario.
Un probabile ematoma sulla schiena.
Arrivo a destinazione negato.

Davvero un Buon Giorno.

venerdì 26 novembre 2010

Tofu.


Ecco, sostanzialmente mi chiedevo questo... PERCHE'?

Ma andiamo con ordine e cominciamo dalle dovute premesse.
Io mangio carne e pesce, privilegiando però il pesce pescato e la carne di animali allevati open range.
Mangio anche il tofu, il seitan e compagnia bella.
Non mi permetto di dire agli altri cosa dovrebbero o non dovrebbero mangiare.
Tantomeno faccio scenate alla vista dell'altrui cibo.

Ma il Tacchino di tofu....

Il
TACCHINO
di 
TOFU

La frase presenta già un evidente ossimoro. Il tacchino non può essere di tofu. Il tacchino è di tacchino. La cotoletta può essere di tofu o l'hamburger.. ma il tacchino no. Come non possono esistere il maiale di tofu, la mela di tofu o il legno di tofu.
Ma proviamo a sorvolare.
Se qualcuno ha avuto l'idea di commercializzare il tacchino di tofu è perchè qualcun altro sente il bisogno - o manifesta il desiderio - di acquistare e presumibilmente mangiare il suddetto 'tacchino'.
E torniamo alla mia domanda iniziale.
PERCHE'?

Se una persona è strettamente vegetariana o vegana, dovrebbe non mangiare tacchino per scelta. Perchè non tollera l'idea di mangiare un animale, perchè è moralmente ed eticamente contrario, perchè vengono allevati in modo inumano, perchè 'la bestia morta nel piatto' e così via. Dovrebbe quindi rifiutare per principio che il proprio delizioso tofu venga modellato a simulacro di qualcosa che per lui è emblema di inciviltà.

Un non vegetariano mangerebbe direttamente il tacchino arrosto e via, il problema non si dovrebbe porre (credo).

Al limite forse, potrei capire se ci cascasse qualcuno obbligato per motivi di salute a non mangiare carne, colto da un irrefrenabile attacco di nostalgia. Ho però una sconvolgente notizia per lui: il tofu non sa di tacchino arrosto. Nemmeno un po'. E' inutile ingannare i propri sensi attraverso la vista, il signor Gusto avrò comunque da ridire.

Ma ecco in realtà dove voglio arrivare.
L'eccesso.
Ho visto cibo per cani e gatti vegani. 
Ho visto il tacchino di tofu. 
Ho visto gente, al ristorante 'Il Cervo Bianco - Specialità cacciagione' mettere in croce il cameriere per ottenere una portata che non contenesse NIENTE di animale. 
Ho visto amiche fare scenate perchè 'Lo sai che sono vegana, come puoi mangiare prosciutto davanti a me!!??'. 
E via così.
Ora, vorrei dire questo: cani e gatti sono essenzialmente carnivori. Dargli i bocconcini di soia è irrespondabile. E' da egoisti e, permettetemi, pure da stronzi.
Chiedere, anzi pretendere, in un ristorante specializzato in cervo e cinghiale un piatto interamente vegetale è semplicemente assurdo: ci sono un sacco di ristoranti dedicati e, se proprio non si vuole rinunciare alla compagnia degli amici, si può ripiegare su un'insalata senza fare scenate al cameriere.
Se ti invito a cena e ti preparo la tua pasta speciale con i ceci mi sembra di esser stata sufficientemente gentile, lasciami la libertà di mangiare quello che mi pare.

L'eccesso mi irrita profondamente. Come ho premesso all'inizio, secondo me ognuno può mangiare quello che vuole, dovendo rispondere solo al proprio fisico e, eventualmente, alla propria coscienza.
Ma è profondamente sbagliato tentare di imporre o sputare giudizi. Specie se poi si scivola in patetici simulacri del cibo disprezzato come il tacchino di soia o il 'parmigiano' fatto con il lievito di birra.
C'è un sacco di roba che io non mangio e che classifico come 'non cibo'. Ma è non cibo per me, non impedisco a nessuno di mangiare la trippa o il cavolo nero stufato (e vi dirò, non compro nodini di vitello a forma di cavolo nero!)

Se si fanno scelte perchè le si giudica 'più civili' 'più etiche' 'più morali' è poi molto contradditorio scivolare nell'inciviltà del sentirsi superiori. Anche perchè così il dialogo muore. A chi mi dice schifato 'oddio ma come a fai mangiare un pezzo di cadavere?' viene solo da rispondere 'non dire cazzate', 'ma vaffanculo' o, al limite, potrei iniziare a colpirlo ripetutamente con una bistecca cruda. E nessuna delle citate opzioni porterebbe ad un arricchente scambio sulle proprie opinioni, temo. Scambio che invece è fonadmentale.
Ad esempio io mangio solo uova biologiche di galline allevate all'aperto e a terra, da quando qualcuno mi ha spiegato e mi ha mostrato come spesso funziona l'industria dell'uovo. Ma quel qualcuno non mi ha strappato un uovo di mano al grido di 'maledetta oppressrice di galline!', per l'appunto mi ha spiegato come stanno le cose.

Poi per carità, non voglio e non mi permetto di generalizzare. Conosco tanti  vegetariani o vegani che mai si sognerebbero di sputare sentenze o di intromettersi nelle altrui abitudini alimentari e non sto certo stigmatizzando l'intera categoria.

Ora finisco con calma il mio budino di soia alla vaniglia (rosa dal dubbio se la parola 'oppressrice' sia italiano o frutto della mia mente malata - come in realtà temo), magari un giorno vi parlerò anche della categoria che mi fa arrabbiare più di tutte: quelli a cui alcuni animali fanno pena e altri no ovvero 'la vacca cazzi suoi, ma bambi no, poverino'

mercoledì 24 novembre 2010

Potter.

SPOILERS - SPOILERS - SPOILERS - SPOILERS - SPOILERS - SPOILERS - CHIARO?

Dirò subito che mi è piaciuto. Parecchio.
Quasi due ore e mezza che scivolano via piacevoli e veloci. Peccato per alcuni tagli, uno su tutti il commovente saluto del cuginone, che nel libro restituiva un po' di umanità e di spessore ad un personaggio decisamente macchiettistico.
Piton si vede poco poco - ed è indubbiamente un peccato - ma confido che nella seconda parte avrà lo spazio che si merita.
Pochissimo spazio (praticamente nulla, in realtà) anche al passato del buon Silente, liquidato rapidamente in due parole a inizio film.
Sempre più bravo (anche perchè peggiorare era difficile) il platinatissimo Draco, che riesce a rendere in modo credibile il travaglio interiore e la crescita del suo personaggio.
Le atmosfere, in linea con i precedenti film da terzo in poi, sono deliziosamente dark e le scenografie danno quel senso di smarrimento e di 'nessun luogo è sicuro' così ampiamente insistito nel libro.
Insomma, bello. Ora attendiamo fiduciosamente luglio ^^

VOTO: 7,5

venerdì 19 novembre 2010

Inclinato.


Non resisto.
La settimana scorsa mi hanno portato il curriculum più bello del mondo. Magari non è carino prendere in giro gli altri, ma merita troppo per essere dimenticato. Lo riporto nella sua interezza (grassettature a parte ^^):

NOME E COGNOME: xxxxx  xxxxx
DATA DI NASCITA: xx-xx-1986
RESIDENZA: xxxxxxxxxxxxxxxx
ESPERIENZE SCOLASTICHE: Lincenza media
ESPERIENZE LAVORATIVE: aprile-maggio 2005 raccolta frutta (pere, mele
                                        marzo-giugno 2009 raccolta frutta (pere, mele)
ATTITUDINI: Inclinato ai rapporti umani e fortemente inclinato all'intrattenimento telefonico

O_O

giovedì 18 novembre 2010

Nice.

Fumavo la mia sigarettina davanti al negozio e in un momento di autismo ho cominciato a cantare la sigla de 'Il fantastico mondo di Paul'
Ovviamente pensavo di cantarla solo nella mia testa e invece non proprio...

Giunta a 'e il laser che è negli occhi del piccolo orsacchiotto' mi blocco. 
Un ragazzo di passaggio infatti mi stava guardando con curiosità.
Beh, invece di mettersi a ridere o di prendermi per matta ha attaccato con

'Fantastico, fantastico viaggiare insieme a Paul!'. 
Poi ha sorriso e ha ripreso a a camminare.

Bello ^^


lunedì 15 novembre 2010

Surriscaldamento.


Al solito la scelta dell'abbigliamento è stata eccessiva:collant, jeans, calzettoni, stivali, body di lana, maglioncino, poncho, sciarpa, cappello, piumino. Un po' stile 'Gennaio sulla Marmolada'.
Ma a star fermi al lavoro vien freddo. Si sa.
L'attesa alla fermata dell'autobus sembrava confermare la saggezza della  scelta fatta, tra la nebbiolina delle 8:05 e il vento che si infila nella strada stretta come un treno sfrecciante in una galleria.
Sull'autobus poi, fila tutto liscio, in un limbo di semiincoscenza dovuto al lasciarsi passivamente portare altrove.
La camminata svelta verso il tribunale - tragitto nè lungo nè breve, ma semplicemente di fretta - sgretola piano piano il compiacimento per l'abbinamento lappone, portando all'eliminazione del cappello e all'allentamento della sciarpa. Ma va ancora tutto bene. Camminando viene caldo. Si sa (?)
Ed ecco l'ufficio notifiche del tribunale. Anche qui qualcuno deve aver pensato 'a star fermi vien freddo' e infatti il riscaldamento è orientato allo stile 'Giungla del Madagascar', con turbini di aria bollente presi in prestito direttamente dalla fascia subsahariana.
Non che questo sia necessariamente un male, ma considerando che la stanza contiene circa cinquanta persone - circa cinquanta avvocati per l'esattezza - la situazione si fa pesante e la combo body/maglione/poncho/piumino/eccetera comincia a rivelarsi deleteria.
Infatti nel giro di un paio di minuti, i primi di un'attesa molto, ma molto più lunga, si presentano sintomi ben noti. Vampate di calore seguite da brividi tremolanti. Nausea, regina incontrastata di queste situazioni. Giramento di testa. Immediata necessità d'aria.
Sì, sono proprio loro. I vassalli di milord svenimento.
Nasce dunque un inquietante interrogativo: cosa accadrebbe ad accasciarsi al suolo in una stanzetta nella quale la persona in fila dietro di te si sta augurando che tu in qualche modo sparisca per guadagnare una posizione preziosa?
La risposta è rischiosa e conoscerla un azzardo, ma come si può impedire ad una mente in ipossia di creare scenari? Ed eccoli comparire danzando: 
la ragazza in fila dietro di te ti spinge di lato con un piede e ti passa davanti - No! Ti calpesta, e dopo di lei tutti, tutti gli avvocati in fila ti usano come tappeto rosso per raggiungere la tanto agognata cassa - ma no ecco! La cassiera se ne accorge e non tollerando disordine nel suo ufficio ti fa spostare nell'atrio - No! Non nell'atrio, vieni trascinato dietro al bancone -tu, il maglioncino, il body, il poncho, il piumino e l'eccetera - e archiviato nel faldone dei Sospesi, nel quale languirai per l'eternità tra una notifica al PRA e un ricorso per  eccesso di velocità. 
Con un bollo e un timbro in fronte. 
4 euro e 19 centesimi precisi.
Ovviamente presi dal tuo portafoglio.

venerdì 12 novembre 2010

Voltafaccia.


Oggi pomeriggio mi è successo questo:
Passeggiavo chiacchierando con un'amica e a un certo punto lei dice 'oh, guarda! Tizio'
Io distolgo la mia attenzione dalla borsa nella quale frugavo, alzo gli occhi, e, sì, è proprio Tizio. 
Ci guardiamo in faccia per un istante.
Stavo già facendo il gesto di salutare e sulle mie labbra si stava formando la parola 'ciao' quando Tizio, deliberatamente e senza fare nulla per nasconderlo, si volta dall'altra parte e mi schiva senza colpo ferire.
Quel 'ciao' non vedrà mai la luce.

Ora, senza dilungarmi eccessivamente, dirò soltanto che Tizio è stato mio amico per un certo periodo di tempo. Amico mio, amico della ragazza che passeggiava con me (a sua volta deliberatamente ignorata) e amico fraterno del mio ragazzo.
La nostra  amicizia si è interrotta di colpo per volontà di Tizio e senza spiegazioni (con nostra intendo con tutti i soggetti sopracitati) un paio di anni fa, ma erano capitate occasioni di incrociarsi mantenendo almeno le basi della civiltà.

Perchè scrivo tutto questo? Non perchè questa palese mancanza di cortesia ed educazione mi abbia ferito, ma perchè ha fatto nascere in me un interrogativo:

Esiste qualcuno al mondo che, incontrandolo per strada, mi porterebbe a voltarmi dall'altra parte senza dire 'Bao'?
E poichè la risposta è 'NO' mi chiedo:

Cosa dovrebbe avermi fatto un essere umano perchè io decidessi di agire in tal modo?

Così su due piedi non saprei... ma di sicuro qualcosa di grave. Qualcosa di imperdonabile. Qualcosa che mi porterebbe a dire 'per me non esisti più'.
E' stata la leggerezza del gesto a colpirmi. La leggerezza. Fare qualcosa che io farei solo in risposta all'Imperdonabile con la stessa naturalezza con la quale si getta un mozzicone.
Non starò ad interrogarmi sul perchè.
Ognuno fa le sue scelte e agisce secondo le proprie idee e il proprio sentire. Evidentemente il concetto di 'Imperdonabile' è ampio e sfumato... 
Posso solo immaginare il preoccupante stato di corrosione del suo fegato...

giovedì 11 novembre 2010

OK.

Riporto qui un articolo che ho trovato su Repubblica.it sulle origini della parolina più abusata al mondo. Buona lettura ^^

Ok, l'errore di ortografia diventato parola globale

Un libro ricostruisce le origini dell'abbreviazione che fu introdotta negli Usa a metà Ottocento. Tra miti e leggende, ecco in che modo quelle due lettere hanno conquistato tutto il mondo 

di ANNA LOMBARDI


NEW YORK - Ok, non c'è parolina al mondo più abusata. E, ok, duecento pagine per una storia da due lettere potranno sembrare troppe. Ma quella sillaba che ha fatto il giro del pianeta non è forse la più grande invenzione americana? Allan Metcalf, segretario dell'American Dialect Society ha contato quante volte appare sul web. E si è accorto che era come riempire il mare col secchiello: l'uso dell'ok è universale. E pensare che nacque per scherzo e a strapparlo dall'oblio ci pensò una campagna elettorale...

Una vicenda che lo storico della lingua ha ricostruito nel suo Ok: The Improbable Story of America's Greatest Word, in libreria il 9 novembre. Il papà di quella parolina, Charles Gordon Greene, non pensava certo che avrebbe avuto fortuna: altrimenti l'avrebbe brevettata. L'editore del Boston Morning Post creava abitualmente acronimi per i suoi lettori: una lingua per fedelissimi in fondo simile a quella usata oggi su internet. Mister Greene inzeppava i suoi articoli di "NG" cioè no go, non andare. "GC", gin cocktail e perfino "raotflmmfaoiaatkflmm", "rolling around on the floor laughing my motherf ing ass off in an attempt to keep from losing my mind": modo bizzarro per dire che non conteneva le risate. Finché, il 23 marzo 1839, in una disputa con il rivale Providence Journal gli scappò quel "o. k." che, specificò, significava "all correct". Ma perché con la O e con la K?

L'abbreviazione  scorretta, arguisce Metcalf, era simile alla pronuncia. Come altre abbreviazioni usate sul giornale: per esempio "ow" per all right, tutto bene. Non staremmo qui a parlarne se però non ci fosse di mezzo un presidente. Leggenda vuole che l'inventore dell'ok sia stato il populista e massacratore d'indiani Andrew Jackson: che i suoi avversari accusavano di essere un illetterato. Nel 1828 produssero una sua finta e sgrammaticata lettera che ottenne l'effetto opposto: una valanga di voti. Non ci sono prove che siglasse davvero ok, oll korrect, i documenti. Ma certo sdoganò l'uso della K al posto della C.

Fu un altro presidente a dare popolarità a quella parolina: Martin van Buren nel 1840 in cerca di secondo mandato. Veniva da Kinderhook, New York. E i suoi sostenitori lo chiamarono OK, Old Kinderhook, che nel nuovo significato stava anche per l'uomo giusto. Fu una campagna elettorale spettacolare. La sillaba campeggiò su ogni cartello, battezzò nuovi club. E una rissa diede vita al suo contrario, K. O.: che stava per kicked over, espulsi, e non per il pugilistico knock-out. Da allora Ok è diventata abbreviativo diffuso fra i telegrafisti prima e i telefonisti poi.

Il cinema ci ha messo del suo e Ok è diventato così popolare da essere la prima parola pronunciata sulla Luna. E quella che ha preceduto l'azione eroica di Todd Beamer nell'affrontare, l'11 settembre 2001, i terroristi del volo 93 che si schiantò in Pennsylvania. Fino all'ultima rivoluzione: i messaggini telefonici che hanno amplificato all'infinito il suo uso. Del resto, provateci voi a trovare una parolina più efficace: ok?

mercoledì 10 novembre 2010

Un Po' Di Promo




A grande richiesta, anche quest'anno arriva TRONO D'INVERNO!!!!!

Alae Noctis organizza per questo 31 dicembre 2010 una speciale festa di capodanno fantasy-medievale!
L'evento è indicato sia per i "vecchi" giocatori di GRV sia per chi non ha mai giocato.
La festa, con possibilità di pernottamento in loco per chi ne faccia richiesta, si svolgerà nella suggestiva cornice di Casal Giubileo, in località Monteriggioni (SI), con cena a tema e tanti giochi, disfide d’arte magica e d’intelligenza, tornei d’arme ed innumerevoli sorprese!


Introduzione:
Tra il morire dell'anno vecchio e il nascere di quello nuovo, quattro Nobili Signori si sfidano per stabilire chi di loro sia il piu' potente e il piu' grande. Dalla loro antica Magione inviano chiamate oltre il loro magico mondo, per ingaggiare valorosi avventurieri che gareggeranno sotto il loro vessillo e conquistare il diritto di sedere sul Trono d'Inverno per un anno intero. Ingegno, coraggio, valore, intraprendenza e astuzia le doti richieste. Sir Ares il Valoroso, Lord Celtigar il Nero, Lord Edric il Folle e Sir Robert il Gaudente ti attendono al calar del sole. Di chi sarai il campione?

Menù:
Crostoni Crogiati con:
   Cipolle in Agrodolce
   Cannellini al Pesto di Cavolo Nero ripassati con Lardo di Colonnata
   Vellutata di Porri e Sedano Rapa

Gnudi alla Zucca Oro e Salvia
Grandinina saltata con Scalogni, Carote, Verza ed Erbe Aromatiche

Medaglioni di Zampone su letto di Lenticchie allo Zenzero
Arista al miele con Insalata di rinforzo

Tartellette di Castagne e Ricotta speziate alla Cannella
Cantucci e Vin Santo


Prezzi (con iscrizione entro il 5 dicembre):
Cena e serata: 65 euro
Pernotto opzionale in camerata con prima colazione: 20 euro


Affrettatevi! I posti sono limitati ^^ 

Potete trovare maggiori informazioni QUI



martedì 9 novembre 2010

Start.

Dopo aver assassinato il mio precedente blog, ricomincio da qui.
Ricomincio per di più con una profonda e attenta riflessione, che interessa ambiti sociali e culturali moderni e post-moderni.

Non mi piacciono gli stivali di gomma.

Nemmeno un po'. Per quanto possano essere impreziositi da cinturini e pelo, per quanto possano essere portati con disinvoltura e nonchalance, generano automaticamente nel mio cervello l'immagine 'pescatore'. O, nel migliore dei casi, bambino delle elementari in una giornata di pioggia.

Non mi avranno.
MAI.