lunedì 27 dicembre 2010

Biscotti.


Era da un po' che pensavo di pubblicare una mia ricettina e questa mi sembra particolarmente adatta al periodo.
Spero vi piaccia.

BISCOTTI CANNELLA E NOCI

Ingredienti:
-400g di farina
-200g di burro
-200g di zucchero di canna
-2 uova
-cannella

Preparazione:
Tritare grossolanamente le noci.
In una ciotola ampia impastare la farina con lo zucchero e con il burro (ancora freddo) tagliato a pezzettini, fino ad ottenere un composto dalla consistenza sabbiosa.
Aggiungere le uova, due terzi delle noci a pezzetti e la cannella (quantità a piacere, a seconda del gusto personale. Io ne metto un paio di spolverate).
Quando l'impasto risulta compatto ed elastico avvolegerlo nella pellicola e lasciarlo riposare in frigo per almeno mezz'ora.
Stendere l'impasto su un tagliere e assottigliarlo con il mattarello fino allo spessore di circa mezzo centimetro.
Ritagliare l'impasto con uno stampino da biscotti.
Disporre i biscotti in una teglia o direttamente sulla placca ricoperte di carta da forno.
Decorare i biscotti con i pezzetti di noci rimaste e con una spolveratina di zucchero.
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Infornare per 25-30 minuti.

Buon appetito!

mercoledì 22 dicembre 2010

VorreiMaNonPosso.



AVVERTENZA: Con probabilità piuttosto alta, un eventuale lettore maschio troverà queste righe completamente ininteressanti. Uomo avvisato...

La moda di quest'anno mi piace molto.
Trovo i miniabiti in lana deliziosi, i leggins comodissimi, gli stivali adorabili.
Il mio problema non è di gusto e nemmeno di taglie.
Io ho FREDDO.
Quando la sera decido cosa indossare il giorno dopo (e non è vanità.. è per risparmiare tempo al mattino trovando tutto già pronto sulla sedia dello studio!) accarezzo sempre l'idea di sfoggiare la gonnellina di lana con i pon-pon, o il maglioncino a maniche corte e spesso li estraggo dall'armadio più che decisa a designarli come prescelti.
Ma poi penso:
Aspettare l'autobus/camminare fino al negozio/riscaldamento farlocco/maltempo/rischio malanno/mal sopportazione del gelo...
E le gambe scoperte... e il braccino lasciato a se stesso... e il pancino in balia della tormenta...
E quindi punto a un paio di pantaloni di velluto, a un body felpato e a un maglione da sci.
Tanto per capirci, io ho freddo in casa mia, con il riscaldamento sparato a bomba a emulare l' effetto giungla del Madagascar.
Ma quando le universitarie coraggiose sfilano in via De' Castagnoli carine e perfette con giacchettine corte corte di panno, minigonna e stivalettino di camoscio io un po' le invidio.
Vorrei detenere il loro segreto di stoica resistenza al freddo.

POSTILLA: So benissimo che l'argomento trattato è pura futilità.... ma ogni tanto ci vuole anche quella.

lunedì 20 dicembre 2010

Fiammiferaia.


Siccome nel negozio dove lavoro si gela e penso che la polmonite verrà a prendermi presto, mi è venuta in mente la favola della Piccola Fiammiferaia.
Il problema (occhio che arriva un outing DAVVERO imbarazzante) è che questa favola mi fa piangere.
Sempre. E non solo a sentirla raccontata o a leggerla.
Mi fa piangere il solo pensarci.
E non sono mai riuscita a raccontarla a chicchessia per intero: perchè non mi viene la lacrimuccia, no no, comincio a singhiozzare come una bambina e piango a dirotto per svariati minuti (l'avevo detto che era imbarazzante).
La cosa inquietante è che l'effetto strazio non si stempera con il passare degli anni. Piangevo a cinque anni così come piango ora (nel senso che, ovviamente, in questo preciso istante sto versando lacrime sul pc) e non so darmene una spiegazione.
Perchè ok, la favola è MOLTO triste, ma non più di tante altre di fronte alle quali non batto ciglio.
E non esiste un'altra cosa al mondo che mi faccia piangere così tanto e in modo così automatico.

Beh, ormai che il danno è fatto penso che cercherò di intristire anche i miei 6-7 lettori quotidiani.
Preparate i fazzoletti amici...


LA PICCOLA FIAMMIFERAIA.

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!

giovedì 16 dicembre 2010

Seccatori.

Normalmente, quando sono a casa e suonano alla porta io nemmeno mi alzo.
Perchè è davvero rarissimo che passi qualcuno 'a sorpresa'. Qualcuno di gradito intendo (che nel caso dovrà solo comporre il mio numero di cellulare e dire 'ehi, son qua sotto!')
In questi giorni sono a casa in malattia e lo spettro del controllo INPS mi costringe ad aprire la porta e a rispondere al telefono (al fisso non rispondo MAI... Non avendolo dato a nessuno se suona può essere solo una rottura di scatole)
E' semplicemente INCREDIBILE il numero di importuni seccatori che nell'arco di una giornata suonano alla porta/telefonano.
Da questa mattina alle 10:00 abbiamo vinto:
-Porta a porta Eni
-Porta a porta Telecom
-Porta a porta Enel
-Porta a porta Infostrada

Mentre sul fronte telefonate annovero:
-La Vodafone
-Fatsweb
-Sky

Ora, io fortunatamente durante la giornata lavoro, ma mi chiedo come facciano una casalinga o un pensionato a non imbracciare il fucile verso le tre e un quarto.
Non è per cattiveria, io capisco che questi porta a porta (o questi operatori di call center) stiano semplicemente facendo il loro lavoro (lavoro che io non farei mai, per altro), ma non è nemmeno possibile martoriare la quiete di un essere umano con una simile frequenza.
Si aggiunga che quella dell'Enel si è anche offesa perchè non l'ho fatta entrare. E considerando che le ho semplicemente detto 'no grazie', sentirla dire 'ma vaffanculo anche a te' mentre scendeva le scale è stato comunque piuttosto irritante.
C'è evidentemente qualcosa di sbagliato in questo sistema, non ultimo il fatto che molti si spaccino per quello che non sono (ricordo ancora la mia lite con la promoter Wind che si fingeva TIM) o che tentino di far passare la sottoscrizione di un nuovo contratto da parte tua come un 'stiamo controllando se state già usufruendo delle agevolazioni sulla fornitura energetica previste dalla vigente normativa'.
Ciccio, sappi una cosa. 
Io non sono stupida. 
E questo tuo atteggiamento mi fa immediatamente innervosire.
Dimmi che vuoi propormi un contratto con la tua ditta. Spiegami perchè è più vantaggioso di quello che ho già. C'è anche caso che io ti ascolti. Ma se parti prendendomi in giro.. Addio.
Eppure mi chiedo quanti ci caschino nel tranello delle 'agevolazioni' e si ritrovino di colpo la linea Telecom staccata in attesa di un allacciamento Infostrada.
E se non fossimo in un Paese da barzelletta scadente, mi verrebbe da dire che queste 'semi truffe' andrebbero disincentivate per legge. Anzi, andrebbero punite.
E invece questi ragazzi, che alla fine sono i meno colpevoli, sono addestrati a dirti proprio quelle cose. Parola per parola. Fanno corsi di formazione incentrati sull'approccio al cliente. Probabilmente un qualche esperto di marketing ha studiato quella formula ottimizzando al massimo il suo potenziale truffaldino senza ricadere nella truffa vera e propria.
E se continuano ad usarla (tutti, senza distinzione di mandante, la usano TUTTI) evidentemente funziona.
E ciò mi disgusta profondamente.

martedì 7 dicembre 2010

Start.


Si ripete sempre uguale, ineluttabile come una sentenza.
La scossa proviene dal comodino e strappa da un caldo mondo di sogni e tepore.
Ed è allora che comincia il balletto. 
Venti minuti precisi.
Bagno.
Cercare i vestiti e indossarli.
Preparare la colazione.
Coccolare e nutrire rapidamente i mici.
Ancora bagno: sciacquare il viso e stendere la crema, pettinarsi, lavare i denti, truccarsi. Rigorosamente in quest'ordine.
Un bacio a chi ancora sta dormendo infilando rapidamente la giacca e di corsa giù per le scale.
Fuori fa freddo ed è immancabilmente grigio. Tutto sembra ancora desideroso di sonno e perciò accigliato e scontroso.
Una sigaretta, buona compagna per ingannare l'attesa del bus.
Poi eccolo e su, dentro, puntando al sedile più vicino al bocchettone dell'aria calda.
Lasciarsi portare a destinazione con lo sguardo nel nulla o, più di rado, sulle pagine di un quotidiano.
Cinquecento metri dalla fermata alla libreria, sovente intervallati da una sosta dal tabaccaio.
La chiave nel lucchetto, la chiave nella serranda, la chiave nella porta.
Luci.
E poi si comincia.

venerdì 3 dicembre 2010

Incomprensibile.

Apro Facebook e per la quinta volta trovo una richiesta di amicizia. Rifiutata le quattro volte precedenti.
Questa volta correlata dal messaggio 'Non capisco perchè non mi aggiungi'.
Non capsice. Va beh.
Premettiamo una cosa: l'ultima volta che ci siamo parlate eravamo in terza media. SEDICI ANNI FA.
Se da allora nessuna delle due ha mai sentito l'esigenza di rintracciare l'altra un motivo ci sarà.
Ma poichè 'Non capisco' sarò più esplicita.
Mi stavi antipatica già alle medie. Ma parecchio eh? E non mi sembrava di aver mai fatto nulla per nasconderlo.
Ebbene sì, dovrai rassegnarti a questo dolore. Non mi avrai mai tra gli amici di Facebook. 
MAI.
Nemmeno replicando la richiesta un milione di volte. 
Terribile, lo so.
Credo comunque che potrai sopravvivere a questo terribile affronto.

Ottenere l'amicizia su Facebook non è un diritto. E' una reciproca scelta. se tu scegli di essere mio amico poi devo sceglierlo anche io.
Io che non aggiungo sconosciuti.
Io che ritengo assurdo il collezionare 'amici'.
Io che me ne frego se abbiamo lo stesso cognome.
Io che non ho alcun interesse a sapere cosa sta facendo ora un mio compagnuccio dell'asilo.
Ma soprattutto, Io che non aggiungo persone che non mi sono simpatiche.

E' più chiaro adesso?